Un ministro “solare”
Di Silvia Malaspina
Caro il mio Alessandro Giuli, neo Ministro della Cultura, il tuo discorso pronunciato lo scorso 16 ottobre alla Fiera del Libro di Francoforte, ove l’Italia è ospite d’onore, ha lasciato perplessi molti e ha suscitato in moltissimi ilarità e sarcasmo. Ecco il passo che maggiormente ha destato scalpore e ha fatto sì che i social venissero inondati di meme e vignette canzonatorie: «Posso dire che siamo qui per riaffermare la centralità di quel che si può chiamare pensiero solare, il punto d’incontro tra la rigidità delle ideologie, della battaglia delle idee, che si discioglie nella luce meridiana dello spirito mediterraneo, quella luce in cui la nostra filosofia del limite rende compatibili e feconde le parole Giustizia e Libertà». Devo confessare, caro Giuli, che ho dovuto rileggere tre volte queste affermazioni per iniziare a capire la struttura del periodo (anche se amo molto le proposizioni subordinate!), mentre, per l’interpretazione, ho dovuto affidarmi a san Google, apprendendo che il “pensiero solare” non era un auspicio di miglioramento meteo in una settimana funestata da forti piogge e alluvioni, ma una citazione quasi testuale di un passo de L’uomo in rivolta di Albert Camus. Pare che a te, caro Giuli, piaccia molto essere criptico: anche all’atto d’insediamento allo scranno ministeriale hai pronunciato una relazione lunga e articolata, delineando i campi d’azione del tuo mandato: gli uditori hanno subito evocato la “supercazzola” di Ugo Tognazzi nel noto film Amici miei, spostando l’attenzione e le critiche più sul linguaggio che, come sarebbe stato auspicabile, vista la sede in cui hai tenuto il discorso, sui contenuti politici. Io sono una comune cittadina, caro Giuli, e non ho né le capacità né l’intenzione di scivolare nella palude insidiosa della polemica politica, pertanto mi limito a porti una domanda. Ti pare che, dopo “quer pasticciaccio brutto” del tuo predecessore Gennaro Sangiuliano, protagonista del gossip da ombrellone grazie alla relazione con Maria Rosaria Boccia e alla mancata nomina di costei al ruolo di consigliera per i Grandi Eventi, avessimo bisogno di dogmi altisonanti e poco comprensibili? Voglio confessarti un segreto: abbiamo bisogno che le istituzioni siano vicino a noi, che ci sensibilizzino e ci aiutino a scoprire, fruire e proteggere le bellezze del nostro Paese. Temo, caro Giuli, che ciò non possa avvenire attraverso citazioni di Albert Camus o di Friedrich Hegel: innalzano i discorsi nell’iperuranio, ma lasciano nei più un senso di sconfortata astrazione che conduce inevitabilmente a considerare la cultura un’entità noiosa ed elitaria.
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