Un Natale incantato

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Un racconto, un ricordo ancora vivo, un’esperienza intima e quotidiana: il nostro vescovo ha scelto così di formulare i suoi auguri ai lettori del Popolo. Invitandoli tutti ad ammirare un presepe molto “particolare”

DI MONS. GUIDO MARINI

Il papà stava ultimando il presepe. La solennità dell’Immacolata era appena trascorsa ed era bene concludere il lavoro già iniziato qualche giorno prima. Un bambino gli stava accanto. Era il suo secondo figlio ed era ancora piccolo. Non poteva essere di grande aiuto nelle operazioni di allestimento, ma osservava con curiosità tutti i movimenti del suo papà. E, di tanto in tanto, gli rivolgeva qualche domanda.

Il bambino, però, avrebbe voluto contribuire in qualche modo alla preparazione del presepe. Anche perché non era più piccolo come l’anno passato. Era cresciuto, e sentiva che ormai era in grado di “dare un mano”. Il papà intuì. Ed ecco apparire una grande scatola. Su di un lato vi era scritto: statuine. Erano le statuine del presepe. Il volto del bambino si illuminò. Aveva capito. Il papà gli stava chiedendo di aiutarlo. Così iniziò a scartarle, una ad una, dall’incartamento con il quale erano state riposte nella scatola dopo l’Epifania dell’anno precedente. Le scartava, le guardava e le porgeva al papà. I suoi occhi erano raggianti, il suo volto felice. E, intanto, si chiedeva quando sarebbero apparse quelle due statuine che tanto lo avevano incuriosito in passato. Finalmente comparvero.

Per prima, quella raffigurante un pastorello nell’atto di dormire beatamente, con il capo reclinato su una grossa pietra. Poi, quasi subito, quella raffigurante un altro pastore, con le braccia rivolte al cielo, il volto sorpreso e la gioia negli occhi, nell’atto di adorare. Il papà, con cura, le collocò entrambe. La prima distante dalla grotta, in un luogo un po’ defilato del presepe. L’altra vicino alla grotta, e chiaramente rivolta verso la mangiatoia che ospitava il Bambino Gesù. Il figlio osservava. Si era fatto pensieroso. Si vedeva che qualche domanda fioriva nella sua mente e nel suo cuore. Il papà, nuovamente, intuì. «Forse ti piacerebbe sapere il significato di queste due ultime statuine che ho collocato nel presepe?» – chiese.

«Certo, papà!» – rispose il bambino con entusiasmo.

«Il pastore che dorme e rimane distante dalla grotta della Natività è chiamato “il dormiente”. – riprese il papà – E ci rappresenta. Perché spesso anche noi siamo un po’ dormienti: non attenti alla presenza di Gesù, distratti e assopiti nel cuore. Il pastore che, invece, è nell’atto di adorare ed è vicino alla grotta è chiamato “l’incantato”. E, anch’egli ci rappresenta: quando stiamo vicini a Gesù e lasciamo che il Suo amore ci avvolga e renda bella la nostra vita».

Il bambino tacque. Sembrava soddisfatto della spiegazione del papà. Così ricominciò a scartare le ultime statuine che rimanevano nella scatola. Prese in mano l’ultima. Era emozionato. Sapeva che, avvolta con cura nella carta, c’era la statuina di Gesù.

La scartò, la prese nella sua piccola mano e la depose con delicatezza nella mangiatoia. Stette qualche istante in silenzio. Poi disse al papà: «Papà, il pastore dormiente e quello incantato si somigliano davvero molto!». «Sì. – rispose il papà sorridendo con bontà – E non solo. Sono proprio un unico pastore. Che ci rappresenta tutti. Perché tutti siamo un po’ dormienti e tutti siamo chiamati a divenire incantati».

Il bambino stette nuovamente qualche istante in silenzio. Poi riprese la parola. Ma questa volta non per rivolgerla al papà.

Ora si stava rivolgendo al piccolo Gesù: «Gesù, aiutami a compiere questo viaggio del cuore, da dormiente a incantato! Gesù aiutami perché in me non siano più rappresentati due pastori, ma una solo: il dormiente divenuto incantato».

Il papà, commosso per quella preghiera semplice e pura, strinse a lungo il figlio tra le sue braccia. E in quell’abbraccio il figlio capì che cosa significasse essere incantati davanti a Gesù, rimanere meravigliati per l’amore di quel Dio fatto Bambino per noi e per la nostra salvezza. E una lacrima di emozione e di amore gli scese sulla tenera guancia.

Quel bambino era il vostro Vescovo.

Buon Natale “incantato” a tutti!

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