Un senatore mancato della Repubblica Italiana: Lorenzo Perosi

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Il Prefetto dell’Archivio Apostolico vaticano racconta (con l’ausilio delle carte) un episodio singolare che riguarda la Società Storica Tortonese e il maestro “riscoperto”

Il nome di don Lorenzo Perosi, ognun lo sa, risuonerà per sempre nella Chiesa e nel mondo della cultura per la sua musica, la grande fede che la ispirava, la devozione che la muoveva, fino al raggiungimento, attraverso le sue note, della commozione e della contemplazione dei misteri che egli scolpiva nelle anime dei più sensibili uditori, fossero ecclesiastici o laici.

Tutto il resto, per un sacerdote del suo stampo, passava quasi in secondo ordine e forse in ultimo ordine stavano le nomine ufficiali, le cerimonie che lo vedevano (probabilmente qualche volta almeno obtorto collo) protagonista, così come le onorificenze.

Ma se tali risvolti umani (sentiti o retorici) apparivano al maestro di Tortona come cose troppo esteriori, quantunque certo non spiacevoli, per noi che ancora studiamo la sua interessante e poliedrica figura, questi risvolti dicono a volte di più di quel che sembra a prima vista. Ciò accadde in diversi momenti di «celebrazioni» del noto direttore della Sistina, come intenderei mostrare con più agio in un futuro articolo che sto preparando per questo giornale.

Qui ora mi soffermo su un episodio assai «singolare» nella vita di Perosi, sia per il movente, sia per la negativa sua conclusione; penso che esso sia poco o per nulla conosciuto. Ma andiamo per ordine.

Il 21 dicembre del 1950 moriva a Roma il celebre poeta, scrittore e giornalista Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri (1871-1950), molto meglio conosciuto come Trilussa, le cui poesie «romanesche» – ma a buon diritto certamente universali – avevano fatto gioire, sorridere, partecipare ed anche arrossire non pochi dei suoi contemporanei. Trilussa era stato nominato, per i suoi riconosciuti meriti, senatore a vita della giovane Repubblica Italiana il 1° dicembre 1950; l’atto della nomina era firmato naturalmente dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il riconoscimento giungeva tardi, troppo tardi, e quando il poeta lo conobbe, sembra dicesse con la sua solita ironia: «M’hanno nominato senatore a morte!». Finiva la sua vita infatti venti giorni dopo.

La notizia della morte di Trilussa corse ovunque e giunse anche a Tortona. Qui, in una delle faticose sedute della Società Storica Tortonese, istituita nella primavera del 1903, ma che stava di fatto risorgendo, dopo la guerra, nel 1950, si prese subito, come sul dirsi, la balla al balzo, e già alla fine di dicembre del medesimo 1950 i soci della benemerita Società o alcuni di essi (il generale Edmondo Zavattari, attivo entusiasta di Perosi e presidente del Centro Perosiano Italiano, in primis?) promossero l’idea di far pervenire una petizione cittadina al Presidente della Repubblica italiana al fine di ottenere che al posto di senatore a vita, vacante per la morte di Trilussa (come suonano sovente evocatori questi termini di vita e di morte!), fosse nominato il concittadino Lorenzo Perosi, prossimo ormai ai suoi 80 anni (li avrebbe compiuti il 21 dicembre 1952).

Ovviamente, essendo Perosi sacerdote e per di più maestro della Cappella musicale pontificia Sistina, prima di muovere qualche passo, i membri della «Pro Julia» (diciamo così) furono doverosamente circospetti e informarono del loro proposito il vescovo locale, mons. Egisto Domenico Melchiori (a dire il vero vescovo-arcivescovo ad personam) per avere una sua mediazione con la Santa Sede, la quale certamente doveva essere preventivamente avvisata del progetto tortonese. Il presule non perse tempo (attivo com’era) e in data 29 gennaio 1951 scriveva al Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI) questa lettera, che possediamo in originale, erroneamente classificata dagli archivisti vaticani all’anno 1948 anziché al 1951 (AAV, Segr. Stato, an. 1948, Stati, posiz. 425):

Eccellenza Reverendissima,

mi permetto sottoporre alla benevola considerazione di Vostra Eccellenza quanto segue.

La presidenza ed i soci della Società Storica Tortonese hanno espresso il desiderio di rivolgere una petizione a Sua Eccellenza il Capo dello Stato affinché si compiaccia di nominare Senatore, succedendo al defunto Sen. Trilussa, il nostro illustre concittadino Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Perosi, e sono stato pregato di appoggiare la petizione. Da parte mia ho dichiarato ai soci della Società Tortonese che non credo opportuno il mio intervento, ed ho fatto presenti le norme e la disciplina che regolano l’attribuzione di cariche civili agli ecclesiastici. Essi in questi giorni mi hanno rinnovato la preghiera con insistenza. Pertanto in via confidenziale e riservata prego Vostra Eccellenza di avere la bontà di notificarmi:

1°) se trattandosi non di elezione di popolo mediante suffragi, ma di nomina diretta del Capo dello Stato, resti ugualmente la proibizione agli ecclesiastici di accettare tali cariche;

2°) in caso affermativo se – pur non dando io appoggio ufficiale alla domanda che si intende rivolgere a Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica – possa lasciar fare i cittadini Tortonesi che hanno preso questa iniziativa, la quale, anche se non giungerà all’esito sperato, avrà sempre il carattere di un omaggio di stima e di affetto della città natale di Sua Eccellenza Lorenzo Perosi.

Con pregare Vostra Eccellenza

di compiacersi farmi avere

un sollecito cenno di risposta,

affinché possa regolarmi

in merito, con gratitudine

e venerazione

mi professo, devotissimo

+ Egisto D. Melchiori, Vescovo.

Il documento mostra chiaramente quanta stima nutrissero (e nutrano, mutatis mutandis) i Tortonesi per il loro grande sacerdote e musico, e nel contempo fa vedere pure le velate esitazioni del presule, che ben conosceva i meccanismi della curia romana e ne temeva, se non fosse stata bene guidata la cosa, i contraccolpi.

Questi non si fecero attendere e giunsero al vescovo il 19 febbraio seguente, dopo che la lettera di mons. Melchiori era stata portata da mons. Montini in udienza a Pio XII il 4 febbraio 1951. Il papa – che per sua norma era contrario a che il clero ricoprisse cariche pubbliche politiche, anche se onorarie, come nel caso nostro – sentendo il nome di Perosi, che egli tanto stimava, fu piuttosto perentorio: «Non sembra sia cosa da favorire», scrisse di suo pugno mons. Montini sulla pratica, dopo l’udienza.

Nessuna meraviglia, pertanto, che la risposta di mons. Montini (che possediamo in minuta) a mons. Melchiori fosse educatamente negativa:

Eccellenza Reverendissima,

è stata presa in considerazione quanto l’Eccellenza Vostra Reverendissima espone nella lettera del 29 gennaio scorso in merito alla petizione di cui intende farsi promotore la Società Storica Tortonese.

Non si possono non apprezzare i motivi per i quali s’intenda di proporre a Sua Eccellenza il Capo del Governo [sic!] la nomina dell’illustre Maestro don Lorenzo Perosi a Senatore; nomina che tornerebbe a onore della città di Tortona e che sarebbe un riconoscimento dei meriti dell’insigne Maestro.

Però, tutto ben considerato, anche per le ragioni cui Ella accenna nella lettera, qui non si ritiene opportuno di favorire l’iniziativa della Società Storica Tortonese.

L’Eccellenza Vostra vedrà, nella Sua prudenza, come meglio regolarsi in tal senso.

Io intanto ben felice che mi si porga l’occasione per…

Roma locuta, causa finita!

Quando Roma ha parlato, la causa può dirsi conclusa; questo lo capirono subito sia mons. Melchiori, sia i soci della «Pro Julia». Sarebbe stato difficile, infatti, anzi del tutto inutile, se non controproducente, proseguire ad inoltrare una petizione al Presidente della Repubblica, avendo la Santa Sede ormai negativa in argomento. E la petizione infatti non venne inviata, sia pure con l’immaginabile amaro in bocca per i meritevoli membri della Società Storica Tortonese.

Questi ultimi, d’altra parte, in certo modo riversarono le frustrate speranze della nomina senatoriale nei preparativi solenni per le onoranze da tributare a Perosi nel 1952, nell’ambito del compimento del suo 80° compleanno, e interessarono la R.A.I. per la trasmissione de «La Resurrezione di Cristo», il teatro «alla Scala» di Milano per l’esecuzione di un concerto perosiano, il teatro dell’Opera di Roma per la rappresentazione del «Mosè», i giornali nazionali, i periodici, fino a costituire con il Comune di Tortona un «Comitato cittadino perosiano» per le dovute onoranze al grande concittadino, che sarà chiamato di persona a dirigere in cattedrale (il 18 dicembre sera e 19 pomeriggio del 1952) «Il Natale del Redentore» (cfr. «Julia Dertona», serie II, 1, 1953, pp. 32-34).

Per puro divertimento di fantasia ci chiediamo (ma con i se non si fa la storia): se la Santa Sede avesse dato il benestare al progetto della Società Storica Tortonese e se questa avesse inviato la petizione al presidente della Repubblica Luigi Einaudi, come sarebbe andata a finire la cosa? Ovviamente nessuno lo sa. Però, sia detto pourparlér, qualche probabilità di buon esito forse vi sarebbe stata. Sia perché l’eventuale parere positivo della Santa Sede nella pratica sarebbe stato certamente di considerevole peso, sia perché il Presidente Einaudi, pur se economista e liberale, aveva rispetto verso le istituzioni ecclesiastiche, sia ancora perché il Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi bene conosceva don Lorenzo Perosi e la sua musica, almeno in via generale; anche il presidente del senato, Enrico De Nicola (ex Presidente provvisorio della Repubblica), che nutriva stima nei confronti di Pio XII, il quale lo aveva ricevuto in udienza ufficiale il 31 luglio 1946, possiamo pensare  non si sarebbe dimostrato affatto contrario a Perosi.

Se, se, se…, ma solo per giocare d’ipotesi.

Quantunque… a voler vedere quasi una brevissima nemesi storica di quei fatti, notiamo come la negativa di Pio XII di concedere un seggio al senato della Repubblica per don Lorenzo Perosi nel 1951, attesa la molta considerazione che aveva il papa della dignità sacerdotale e per i timori che essa potesse corrompersi con la politica, fece da contraccolpo inatteso in Vaticano alla nomina del successore (o uno dei due successori) del defunto senatore a vita Trilussa, che fu proprio un altro sacerdote, don Luigi Sturzo, nominato da Einaudi senatore a vita (con Umberto Zanotti Bianco) il 17 settembre 1952. Per lui Pio XII diede la dispensa canonica che non aveva voluto dare per Lorenzo Perosi.

Perosi, quindi, non ebbe la nomina a senatore, e forse qui essa conta poco. Conta molto di più aver constatato, con questi pochi documenti, di quale spessore fosse e a quali vertici si spingesse la stima, l’affetto e l’ammirazione dei Tortonesi nei riguardi del loro «Maestro».

Sergio Pagano

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