Una Piazza per l’Europa

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Di Ennio Chiodi

A volte vale la pena assecondare una intuizione, come quella di deviare per qualche chilometro dal percorso prefissato. La freccia che ho seguito indicava Gorizia e Nova Goriza. Mi è capitato solo qualche giorno fa, rientrando dalla Slovenia. La meta è “Piazza della Transalpina”, la cui vicenda è– di questi tempi– particolarmente significativa. Appartiene a due Stati, ma si trova al centro di un’unica area urbana, un’unica città che chiamiamo con i nomi che le sono stati attribuiti: “Gorizia”, la parte storica, italiana e “Nova Goriza”, la parte slovena. Prende il nome dalla stazione della linea ferroviaria Trieste-Jesenice, la “Transalpina”, appunto, che corre pochi metri più in là. Oggi il confine che tagliava in due la piazza è immateriale. Guardie armate, manufatti in calcestruzzo e filo spinato, destinati a squarciare quartieri, case, famiglie, affetti e perfino cimiteri, lasciano spazio a un piccolo simbolico mosaico di pietre che ricorda il numero del cippo di confine che era collocato in quel punto – il 57/15 – e due date storiche: il 1947 quando quella parte di territorio fu assegnata dai Trattati di Pace alla Jugoslavia di Tito, e il 2004, quando la Slovenia, ormai libera e democratica entrò nell’Unione Europea. Tre anni dopo, il Trattato di Shengen spazzò via, qui e in tante altre frontiere d’Europa, ogni ostacolo alla libera circolazione delle persone: l’ultimo muro d’Europa, il “muro di Gorizia”, si disintegrava così come si dissolveva, nel sogno di un’unica Europa, l’incubo di guerre, di indicibili violenze, di odio che per decenni hanno accompagnato quelle popolazioni. Viviamo, nel pieno della nostra realtà europea, una guerra inimmaginabile fino a pochi anni fa e siamo ancor più turbati e increduli di fronte agli avvenimenti di questi giorni con gli Stati Uniti che sembrano determinati a trattare l’Ucraina più da aggressore che da vittima, e a flirtare con la Russia di Putin, isolando sempre più l’Europa, con la Cina a far da spettatore interessato. Certezze, riferimenti, alleanze che hanno per decenni accompagnato quello che chiamiamo “Occidente”, traballano improvvisamente sotto i colpi di nazionalismi e moderni imperialismi senza scrupoli. L’Europa, distratta, è tramortita, ma proprio grazie alla inedita postura di Trump e degli Stati Uniti qualcosa si muove e la stessa Gran Bretagna, risvegliata dalle illusioni della Brexit, chiama a raccolta i governi dell’Unione. Oggi “Gorizia-Nova Goriza”, Capitale europea della Cultura per il 2025, dovrebbe essere vissuta come luogo della riscossa della nostra Europa, vittima dei suoi tentennamenti, di egoismi nazionali e di una miope incapacità di fare corpo unico, in attesa di dotarsi di una forza militare di difesa e deterrenza. ennio.chiodi@gmail.com

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