Una risposta sulla sessualità

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Un educatore, che chiamiamo con il nome fittizio di Alberto, ci ha scritto a proposito del nostro articolo del 25 luglio sulla sessualità, matrimoniale e prematrimoniale. Al di là dei complimenti e dell’amicizia, Alberto ci fa capire che forse dovremmo essere un po’ più “al passo con i tempi”: proprio queste le parole usate. L’argomento è che oggi tutti i giovani esercitano una sessualità piuttosto libera: impossibile e inutile opporsi a questa tendenza.

Grazie, Alberto, per l’amicizia e ancor più per la possibilità di approfondire il discorso. Noi avevamo scritto, citando anche la nostra esperienza di fidanzati e “nel rispetto della coscienza di ciascuno”, che “la sessualità coniugale è così importante che non vale la pena di sprecarla al di fuori del Sacramento istituito da Cristo”; il problema è semmai quello di non aspettare troppo a sposarsi. Siccome non siamo ancora così rimbecilliti da non vedere come va il mondo, sappiamo benissimo che oggi i rapporti sessuali tra i giovani sono molto liberi. Alcuni confessori nostri amici ci confermano che i rapporti prematrimoniali non sono più sentiti come un peccato e che, perciò, non vengono confessati. Aggiungono però che non mancano alcuni fidanzati, qualcuno magari reduce anche da esperienze complete con altro partner, che preferiscono mantenersi casti sino al matrimonio. Quanti? Il 10 per cento? Il 5 per cento? Chissà. Ma fosse anche solo l’1 per cento credo che un educatore, laico o religioso che sia, dovrebbe sentire il dovere di rispettare e, anzi, valorizzare queste scelte.

Certo, a nostro giudizio bisognerebbe evitare di ficcare il naso inopportunamente nel letto altrui; ma in termini morali, non c’è niente di peggio che arrendersi a un andazzo. Molti evadono le tasse, ma questo non è un buon motivo per giustificare tale comportamento. Lo stesso si può dire per tanti altri comportamenti in cui noi cattolici, come tutti, ci comportiamo da peccatori (il peccato originale, per chi crede, non è una pittoresca invenzione!).

Aggiungiamo che, come spiegano gli stessi documenti della Chiesa, i peccati sessuali non sono tra i più terribili, essendo così legati alla nostra dimensione corporea. Dunque, mai drammatizzarli. Oggi però il problema è semmai l’opposto: li si ignorano anche nell’approccio educativo, e questo è un grave impoverimento di carità, nientemeno.

La carità di scegliere, nel rispetto non giudicante di chi la pensa diversamente, un modello alto: secondo l’insegnamento di Papi non esattamente minori, come san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, e come Benedetto XVI e Papa Francesco.

Caro Alberto, speriamo di averti risposto. Avanti dunque con serenità e ottimismo nella tua preziosa missione in cui, ne siamo certi, i tuoi ragazzi sapranno riconoscerti come educatore capace di comprendere il peccato ma anche la santità possibile nella vita di ognuno.

cantiamolavita@katamail.com

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