Valentino Garavani compie 90 anni

Valentino Garavani compie 90 anni

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Il fondatore della Maison Valentino, l’ultimo imperatore della moda, Valentino Garavani, compie 90 anni. Aperta per l’occasione la mostra sul suo lavoro al teatro “Sociale” di Voghera dall’11 maggio al 5 giugno. La Maison Valentino realizzerà una felpa in edizione limitata con una sua celeberrima frase sulla bellezza

VOGHERA – Valentino Garavani compie 90 anni. È nato a Voghera l’11 maggio 1932 ed è noto a tutti semplicemente come Valentino, in un mondo, quello della moda, dove la rimozione del cognome è un tributo riconosciuto solo a chi è capace di entrare nell’immaginario collettivo in maniera così pervasiva da renderlo superfluo.

Un traguardo da festeggiare, raccontando una figura unica che in 50 anni di carriera ha definito uno stile e una personale idea di bellezza, li ha declinati in infinite forme, li ha saputi sempre rendere rilevanti per il contemporaneo introducendo in quel contemporaneo un’idea di futuro e ha costruito un sistema di segni oggi più vivo e multiforme che mai, anche grazie al lavoro di Pierpaolo Piccioli.

La mostra al “Sociale”

Nel teatro “Sociale” di Voghera, a partire da ieri, mercoledì 11 maggio, è aperta al pubblico un’installazione site specific popolata dalle creazioni che Valentino ha realizzato dagli anni ’60 a tutti gli anni 2000. Sul palco una selezione di abiti rossi, il segno più potente, riconoscibile e riconosciuto, il colore che ha preso il nome del suo ideatore.

Spettacolo monocromo a cui dai palchi rispondono 36 abiti provenienti dall’archivio, florilegio di stili che hanno saputo ognuno incarnare lo spirito del proprio tempo. Una metafora in cui le donne di Valentino sono attrici e spettatrici insieme, senza differenze, tutte appartenenti a una visione globale che rappresenta un’idea totale di bellezza e di femminilità, in cui ogni soggetto si trova sullo stesso piano.

Accanto agli abiti: bozzetti, disegni, schizzi, ritagli di giornale, fotografie e documenti che restituiscono al visitatore lo spirito del tempo in cui quegli abiti sono stati mostrati per la prima a volta al mondo e ricostruiscono grazie a racconti minimi come il mondo li ha accolti e percepiti.

La felpa Valentino Happy Birthday Mr. V, in edizione limitata, riporterà in rosso la celebre massima di Valentino Garavani “I love beauty, It’s not my fault”, icastico e ironico riassunto di tutto un approccio alla moda, e, certamente, alla vita. Il lancio ufficiale della felpa si è tenuto ieri, giorno stesso del compleanno di Valentino, ed è venduta esclusivamente online sul sito www.valentino.com. Il ricavato della vendita sarà donato alla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti.

(crediti fotografici: courtesy Valentino Spa)

Il corsivo

Parlare di Valentino significa parlare di bellezza. E a noi, lo sapete, la bellezza piace molto perché quella costruita dall’uomo, nella città terrena, evoca l’idea del Bello della città celeste. Andare, please, alla voce “Creato”; soffermarsi, per esempio, sulla tavolozza di colori di un tramonto.

Poi ci sono esseri umani che, unendo passione e talento, ci provano a lasciarsi ispirare. Quel rosso acceso, dietro le nuvole, starebbe bene su un vestito? Valentino ne ha fatto un marchio di fabbrica così personale e così unico da diventare lui stesso un colore, inimitabile, una cifra, la firma del suo stile: rosso Valentino.

Lo ritrovi potente, immaginifico, sul palco del “Sociale” in 12 abiti indossati da manichini senza volto e, prima, da Anne Hathaway, Sophia Loren, Claudia Schiffer. L’anima sta nel tessuto, il carattere di quelle donne dimora nel lavoro di taglio e cucito che c’è dietro.

Sui palchi altre meraviglie (36, per l’esattezza, compreso un abito lungo in organza e chiffon bianco stampato a motivo orchidea rosa, realizzato da Lina Magistrali, storica première di Valentino, nata pure lei a Voghera). Linee, in fondo; geometrie di corpi in cui il cuore pulsa forte, anch’esso rosso. E tutto torna.

Così come Valentino, per i suoi primi 90 anni, in qualche modo è tornato nella città dove è nato per accogliere l’omaggio dell’Amministrazione (Paola Garlaschelli in testa); il tributo della gente. A Voghera in passato ci è stato poco: l’infanzia tranquilla, le sortite nel negozio di stoffe di uno zio, l’adolescenza nella stessa scuola di Alberto Arbasino, quasi coetaneo, l’amicizia nata tra i due durante l’ora di ricreazione, che è continuata con sfilate e party, fino alla morte dello scrittore. Quindi la partenza per Parigi grazie a una borsa di studio della Chambre syndacale de la couture.

È curioso che questi grandi, l’Alberto e il Valentino abbiano sempre mostrato un certo distacco sentimentale verso la loro città: per pudore, forse, o per non sembrare troppo provinciali a rimestare nel calderone della nostalgia, delle radici. Il sarto dei sarti a Voghera è venuto l’ultima volta nel 1987: festa e sfilata per il figliol prodigo in piazza duomo.

La cronaca più entusiasmante di quell’evento l’aveva scritta Guido Vergani su Repubblica. “Una città in piazza, nelle strade, alle finestre; che tira fuori dagli armadi il vestito della festa e, come dicevano le nostre mamme, si mette in ghingheri; una città a grappoli sui balconi, magari già in vestaglia e pigiama perché la notte rischia di farsi lunga e, in quei palchi defilati dal clamore visivo dei riflettori, ci si può concedere qualche libertà, anche se in abissale contrasto con l’occasione: quella di celebrare un mattatore dell’eleganza, un mito della passerella, il concittadino Valentino Garavani, il figlio del Mauro”.

Abiti e abiti e abiti, ventuno top model con in testa Pat Cleveland, Milly Carlucci a presentare, le apparizioni di Enrica Bonaccorti, Ruud Gullit e Brigitte Nielsen, il saluto del sindaco repubblicano Mario Bottiroli. Il giorno prima Valentino aveva incontrato i parenti (Giovanni e Pasquale Garavani, Lina Dabiaggi) e alcuni amici (Gianni Noli, Antonio Gandini, Giorgio Lafleur, Enzo Garlaschelli, Peppino Lazzati).

«La mia leggendaria calma è svanita. Mi sembra di passare l’esame più importante della mia carriera. Mi sento colpevole di non esservi venuto a trovare prima. In questa piazza, a sei anni, facevo il messaggero d’amore per mia cugina. Portavo le sue lettere all’innamorato. Sono partito da qui, il giorno dell’Epifania del 1950» – aveva detto e si era commosso. Ma poi, da allora, a Voghera Valentino non ha più messo piede.

Qualcuno lo aspettava ieri, alla vernice della mostra, per ricevere nelle sue proprie mani le chiavi della città. Invece nessun colpo di teatro. Dicunt che verrà, in forma privata, nelle prossime settimane. Ai vogheresi, come al resto del mondo, rimangono le sue creazioni che parlano di lui, di un genio tutto italiano che mette in luce la nostra fantasia e la nostra straordinaria inventiva.

Rimane il bene che in tanti anni ha seminato grazie alla sua Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti (nell’aprile del 2020 ha donato 1 milione di euro al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, impegnato nella lotta contro il Covid-19).

E torniamo all’inizio: che cos’è la bellezza? San Francesco diceva che era un nome di Dio: «Tu sei bellezza». Sant’Agostino, per questo, l’amava: «Tardi ti ho amato». Di fronte all’uomo e alla donna Dio dice che sono bellissimi: legge l’universo con la categoria della bellezza. Esserne una scintilla ci avvicina a Lui.

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