Vendemmia a rischio per il Covid

Visualizzazioni: 1246

La vendemmia si avvicina. A Ferragosto o anche prima si partirà con la raccolta delle uve Pinot. Una vendemmia che si annuncia di qualità, complice il tempo che fino ad ora è stato propizio.

Tuttavia c’è preoccupazione tra i produttori e tra le associazioni di categoria, soprattutto in seguito all’ordinanza firmata dal Ministro della Salute Roberto Speranza con la quale viene disposta la quarantena per quanti negli ultimi 14 giorni hanno soggiornato in Romania e in Bulgaria, Stati dove i contagi da Coronavirus stanno assumendo proporzioni drammatiche. La Romania è da tempo la prima “fonte” di stagionali impiegati nella raccolta delle uve in Oltrepò. I dati dello scorso anno sono chiari: dei 1164 stagionali impegnati fra i filari, il 35,8% arrivava dalla Romania, in seconda posizione rispetto agli italiani con il loro 42%. Molto distanziate le altre nazionalità: albanesi, senegalesi, marocchini, nigeriani, polacchi. Ad aumentare il tasso di preoccupazione è anche il fatto che il provvedimento limita di molto gli arrivi di parenti e amici di persone che già si trovano nel nostro Paese e che in questi giorni stavano preparando le valigie per partire.

«Spesso si tratta – fanno notare dalla Coldiretti di Pavia – delle stesse persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Una possibilità che consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane con le quali si è creato un rapporto di fiducia».

C’è poi la questione di alloggiare quanti devono fare la quarantena e capire se le aziende riescono ad assicurare spazi per questo scopo. Senza dimenticare che, nella malaugurata ipotesi dello scoppio di un focolaio all’interno di un’azienda, tutte le attività devono essere bloccate e non è difficile capire come questo si tradurrebbe in grossi guai in un periodo delicato per le cantine.

In tale situazione di grande incertezza, la Coldiretti aveva chiesto un intervento urgente che semplificasse l’utilizzo del voucher agricolo: «Pensiamo sia l’unico modo per ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani, lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione si trovano in difficoltà». Tra l’altro, il Governo ha previsto la possibilità di avvalersi di prestazioni gratuite da parte dei parenti fino al sesto grado, anziché al quarto, senza procedere all’assunzione e l’Inps, attraverso una circolare, ha stabilito che quanti percepiscono il reddito di cittadinanza possono svolgere trenta giorni di lavoro agricolo senza trattenute sul contributo. I lavoratori stagionali potranno sottoporsi alla prova del tampone (gratuita ma non obbligatoria), vivamente consigliata dalle associazioni di categoria. Le aziende dovranno assicurare la misurazione della temperatura prima dell’inizio di ogni turno di raccolta e l’Ats dovrà acquisire con cadenza quindicinale l’elenco degli assunti sia stranieri sia italiani. Lo hanno deciso gli assessori Fabio Rolfi e Giulio Gallera durante l’incontro che si è tenuto in Regione Lombardia martedì 28 luglio. Intanto sono già oltre cento coloro che hanno prenotato la visita sanitaria. Gli accertamenti vengono effettuati presso la sede della Coprovi di Casteggio in piazza Vittorio Veneto. Basta prenotarsi telefonando all’ente bilaterale Cimi-Av al numero 0382 35409. Sempre a Casteggio, nei locali dell’ex consultorio, verrà messo in funzione un ambulatorio per i lavoratori stagionali che non hanno qui il medico di base.

Altro fronte “caldo” è quello sui prezzi delle uve che rischiano di crollare. Il grido di allarme è stato lanciato nei giorni scorsi durante una riunione del Gruppo di interesse economico svoltasi a Stradella. A farsi portavoce dei timori degli agricoltori è stato il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) Pavia Davide Calvi: «Con un costo di produzione stimato dai consulenti di Regione Lombardia a 60 euro al quintale, i viticoltori rischiano di lavorare in perdita. L’emergenza Coronavirus ha solo accelerato una dinamica territoriale non virtuosa». Se 60 euro è il costo di produzione al quintale, non va dimenticato che i prezzi medi delle uve sono decisamente più bassi e vanno da un minimo di 35 euro al quintale per molte tipologie di uvaggio fino ai 45 euro per il Pinot. In ogni caso quotazioni troppo basse per assicurare un minimo di sostenibilità

alle aziende.

La Cia di Pavia sottolinea che serve una seria revisione delle rese per ettaro nei disciplinari, oltre all’esigenza di rimettere il territorio su mercati più remunerativi e l’inserimento nella governance territoriale delle piccole e medie aziende di qualità.

Marco Rezzani

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *