«Vieni Signore Gesù in mezzo a noi»

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La prima catechesi del Tempo di Avvento e il canto dell’“Akathistos” in cattedrale

TORTONA – «Dove ci trova l’Avvento quest’anno?» Con questo interrogativo il vescovo ha introdotto la prima catechesi di Avvento mercoledì 2 dicembre in cattedrale, trasmessa in diretta streaming sui media diocesani e seguita da più di 300 persone. La risposta a questa domanda non è per niente scontata perché mai come in questo 2020 avremmo potuto immaginare di trovarci «stanchi e agitati, perché pesano sul nostro cuore le fatiche dei mesi passati a cui si aggiungono quelle dei giorni presenti» e oggi è evidente «la fatica di guardare avanti e il senso di fragilità che ci siamo improvvisamente trovati addosso e che ci ha risvegliati bruscamente dall’idea di onnipotenza che abbiamo scoperto di non avere». «La liturgia di questo tempo di Avvento che torna sempre puntuale nella nostra vita – ha proseguito il vescovo – mette sulle nostre labbra l’invocazione “Maranathà, Vieni Signore Gesù” che ci pone nella prospettiva di un evento che deve accadere ed esprime l’infinito bisogno che abbiamo di lui. Il cuore dell’uomo, infatti, ha sempre bisogno della sua persona».

L’invito di Mons. Viola è quello di invocare ogni giorno il Signore dicendo «Maranathà», pronunciandolo «come se fosse un respiro dell’anima».

Dicendo «vieni Signore Gesù» noi offriamo a lui «lo spazio della nostra vita, ciò che abbiamo vissuto e viviamo come luogo nel quale è chiamato a rendersi presente» ed esprimiamo la supplica che egli venga. La stessa supplica che è racchiusa in modo struggente dal canto “Rorate coeli” di cui il presule ha proposto l’ascolto. «L’altro invito che risuona nell’Avvento – ha continuato padre Vittorio – è a vegliare cioè a vivere l’amore con cui siamo stati amati, in attesa della sua venuta ultima. Lui, infatti, è venuto per fare nuove tutte le cose con il suo amore».

Lunedì 7 dicembre, vigilia della solennità dell’Immacolata, alle ore 19, in cattedrale è stato eseguito l’Akathistos, uno tra gli inni più famosi che la Chiesa Ortodossa dedica alla “Theotokos” (“Madre di Dio”). Si sono alternati nel canto e nella proclamazione delle strofe, tutte recitate in piedi, il vescovo, i lettori Andrea Bobbio e Ilda Coppi e i giovani cantori Valentina Porqueddu, Giulia Medicina, Lorenzo Medicina e Luca Dellacasa, diretti dal maestro Enrico Vercesi e accompagnati all’organo da Alberto Do. Dopo la prima parte dell’inno e la lettura del passo del vangelo di Luca sull’annunciazione, il vescovo ha proposto la sua riflessione soffermandosi sulla bellezza di questa preghiera «che toglie il respiro».

«È come entrare in un palazzo meraviglioso – ha esclamato il vescovo – e rimanere abbagliati da uno splendore che non potevamo nemmeno immaginare: è lei la Vergine Maria, la purissima, l’immacolata».

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