Vitale e Agricola “nostri” santi

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Nella festività del 1° novembre sull’altare della cattedrale di Tortona è stata esposta, dopo decenni di oblio, una piccola urna contenente i resti di due martiri

I fedeli più attenti e osservatori avranno senz’altro notato che sull’altare della nostra cattedrale, nelle festività di Tutti i Santi, era esposta dopo decenni di oblio una piccola urna contenente i resti di due martiri: Vitale e Agricola. Cerchiamo di ricostruire questa interessante vicenda tortonese.

Sant’Ambrogio e il culto dei martiri

Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, fu appassionato ricercatore delle sepolture dei martiri che diedero la vita per Cristo, durante i secoli delle persecuzioni. Inoltre introdusse in Occidente la traslazione dei corpi dei martiri, secondo quanto già in uso in Oriente.

La deposizione delle reliquie di Gervasio e Protasio nella nuova “basilica Martyrum”, da lui edificata, segna la prima traslazione nella storia della Chiesa occidentale. Intorno alle virtù dei martiri Ambrogio costruisce splendide omelie e il loro culto diventa sprone ai cristiani dell’epoca per superare il rischio di vivere la fede in modo rilassato. Infatti in pochi decenni il cristianesimo era diventato gradualmente religione di stato e la Chiesa aveva cambiato profondamente la sua identità: da Chiesa perseguitata a Chiesa imperiale.

Le figure dei martiri, il loro culto, le loro reliquie diventano fondamentali per nutrire di nuova sostanza i fedeli della Chiesa di Milano come anche quelli di altre Chiese a cui Ambrogio dedica ugualmente tempo e passione. Emblematico è il caso dei martiri bolognesi Vitale e Agricola.

I martiri Vitale e Agricola

Nel 392 sant’Ambrogio si reca a Bologna, dove il vescovo Eustasio aveva ritrovato i corpi dei due martiri in un cimitero giudaico. Lo stesso Ambrogio nel suo sermone exhortatio virginitatis, pronunciato a Firenze l’anno successivo per la dedicazione di una basilica intitolata a san Lorenzo, dove egli vi traslò alcune reliquie dei santi Vitale e Agricola, ci fa sapere che Vitale era schiavo di Agricola e fu condannato al supplizio insieme al suo padrone. Vitale subì per primo il martirio.

I persecutori, per indurlo a rinnegare la sua fede cristiana, «sperimentarono in lui – afferma Ambrogio – ogni genere di tormento, così che nel suo corpo non vi era più parte alcuna senza ferite». Spirò invocando il nome di Gesù. Col supplizio di Vitale i carnefici cercarono di impaurire Agricola e indurlo ad abiurare il cristianesimo, ma vista l’inutilità di questo e altri tentativi, lo crocifissero.

Una tradizione tortonese

Nella “Cronaca di Tortona” di Ludovico Costa del 1814 è riportata una notizia molto interessante, che può essere a pieno titolo considerata una tradizione tortonese circa le reliquie dei santi Vitale e Agricola. L’autore, descrivendo l’antica cattedrale posta sul colle della città e riportando la tradizione che la vuole costruita dal vescovo sant’Innocenzo all’indomani dell’editto di Milano del 313, passa ad elencare i corpi dei santi in essa custoditi e annota la presenza di «Vitale et Agricola, ivi reposti da Ambrogio Santo».

La notizia della presenza nell’antica cattedrale tortonese, e poi nell’attuale, dei corpi dei martiri bolognesi ritorna lungo la storia più e più volte. Innanzi tutto va ricordato che tra i dodici canonicati della chiesa cattedrale uno porta ab immemorabili il titolo dei santi Vitale ed Agricola. Interessante inoltre che, nel 1708, sia proprio il penitenziere della cattedrale di Bologna, il padre barnabita Francesco Luigi Barelli, in una storia della sua congregazione, a riferire la stessa notizia relativamente alla traslazione dei corpi dei santi che fece il vescovo Cesare Gambara nel 1583 dall’antica alla nuova cattedrale.

Nel “Raccoglimento di nuova historia dell’antica città di Tortona” di Niccolò Montemerlo del 1619, si legge la relazione della trionfale processione che si snodò per la città il 1° giugno 1610 in occasione della traslazione delle Sante Reliquie, ritrovate l’anno precedente sotto le macerie dell’antica cattedrale distrutta e provvisoriamente deposte in Santa Maria Canale. Montemerlo riporta che nell’ultimo arco trionfale, che era stato eretto nella piazza della cattedrale, accanto ai santi patroni tortonesi Marziano e Innocenzo erano dipinti i santi Vitale e Agricola, segno di una venerazione importante all’interno della Chiesa diocesana.

Nel “Liber Synodalis” del 1599, in cui sono pubblicati gli atti del sinodo del vescovo Maffeo Gambara del 1595, nella descrizione delle chiese della città e della diocesi tortonese, quando vengono elencati i corpi dei santi custoditi nell’attuale cattedrale, sono indicati anche quelli dei santi Vitale e Agricola.

Il reliquiario di Giovanni Braghieri

I due corpi sono tuttora conservati nella nostra cattedrale, custoditi in un elegante reliquiario donato nel 1665 dal tortonese Giovanni Braghieri che nell’atto di donazione del 5 novembre di quell’anno, il giorno dopo la festa dei due martiri che cade il 4 novembre, ama descriversi come «figlio di Pietro Antonio, Patrizio tortonese, Regio Ducale Senatore dell’eccellentissimo Senato di Milano». Essendo particolarmente devoto dei due santi e avendo constatato che le due casse lignee in cui erano precedentemente deposti i due corpi erano «non molto decenti», fa costruire e dona alla cattedrale di Tortona una cassetta di ebano ornata d’argento per una più degna reposizione delle reliquie. Il 3 novembre del 1767, con la puntigliosa precisione che contraddistingue tutti i suo atti, il vescovo Ludovico de Andujar descrive l’urna, dopo aver fatto la ricognizione canonica delle reliquie e ricordando una precedente ricognizione, effettuata nel 1669 dal suo predecessore Carlo Settala. In un elegante latino la descrive come una «cassa lignea, realizzata a modo di urna, all’esterno di color nero arricchito con decorazioni in argento cesellato, munita di dieci vetri e con un coperchio piramidale alla cui sommità è collocata una croce d’argento con due rami di palma intrecciati». Ancor oggi si presenta così, forse con qualche segno di usura del tempo, ma sempre prezioso patrimonio di fede e di storia della Chiesa tortonese.

Maurizio Ceriani

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